E adesso che il vento

I colori del vespro, la naturale familiarità col tufo, pietra partenopea porosa che riscalda e rinfresca le pareti domestiche, ma anche fiori, torride notti d'agosto e miti orfici. Ciro Bevilacqua ritorna agli albori delle nostre emozioni e lo fa avvolgendo il lettore nel fascino e nella suggestione del lauro odoroso di maggio, ma anche nel profumo dei viali dopo un temporale estivo. I versi s'intrecciano come edera rampicante e quest'atmosfera rarefatta, dallo sfondo quasi bucolico, ricopre i ricordi arcaici della madre amatissima o di altre persone care. Su tutto una malinconia soffice, che contraddistingue solo poeti dotati di quella particolare sensibilità capace di trasformare l'età matura in saggezza, il proprio vissuto in esperienza universale.